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PIGMALIONE

di George Bernard Shaw
traduzione Manlio Santanelli
regia Benedetto Sicca
con Gaia Aprea, Fabio Cocifoglia, Francesca De Nicolais, Gianluca Musiu, Giacinto Palmarini, Autilia Ranieri,
Federica Sandrini, Paolo Serra, Antonella Stefanucci
violino Riccardo Zamuner
scene Maria Paola Di Francesco
costumi Frederick Denis e Laurence Hermant
luci Maria Doménech
musiche Chiara Mallozzi
produzione Teatro Stabile di Napoli

 

debutto: 2 MARZO 2016 Teatro Stabile di Napoli

Questa edizione di Pigmalione di George Bernard Shaw, arricchita delle invenzioni linguistiche di Manlio Santanelli è una nuova opportunità per raccontare le avventure del dott. Higgins – che nella nostra versione si chiama Puoti – eterno figlio che pretende di farsi Padre senza assumersene le responsabilità; e di Luisa (Lisa Doolittle) che attraverso questa commedia passa dall’essere oggetto inconsapevole ed infante all’individuazione di sé come soggetto adulto.

 

Più che una vera relazione, quella tra Luisa e Puoti, è l’accostamento tra due itinerari esistenziali paralleli e speculari: Luisa, attraverso l’esperienza di annullamento che richiede il farsi blocco di marmo da scolpire, si ritrova con in mano gli strumenti per cominciare a costruire la propria identità; e Puoti, con la complicità/amicizia/competizione del Colonnello Maffei (Pickering) cerca di plasmare la sua statua, Luisa, ad immagine e somiglianza di un modello che è tutt’uno con una certa idea di donna e di rapporto tra maschile e femminile.

Shaw articola un discorso che sembra precorrere di quasi un secolo il tema della società dell'immagine ed i condizionamenti che questa impone al corpo delle donne.

 

L’età adulta per Puoti sembra non arrivare mai. In un immaginario maschile/infantile abitato da una concezione della donna come madre, puttana o schiava, Puoti vive al di fuori delle condizioni sociali.

Ciò che Puoti non sa (o non vuole) fare è essere "uomo" in senso borghese ed ottocentesco del termine. Non sa essere produttivo in senso procreativo, ma solo in senso creativo. Di lavorare e mettere su famiglia; di assumere il ruolo sociale del maschio non ci pensa proprio. E non sa (o non vuole) nemmeno essere protettivo nei confronti di Luisa. Le sue "mogli" sono la madre e la governante (che in questa edizione dello spettacolo sono interpretate dalla stessa attrice).

Puoti sembra difendere esclusivamente la propria libertà nei confronti della donna, ed il proprio prestigio nei confronti di altri maschi, anche a costo della strumentalizzazione e della riduzione ad oggetto della donna. Il “maschio” è riconoscibile attraverso la prepotenza e la passività (due lati della stessa medaglia), mentre il desiderio e la forza del padre sono fuori dall’orizzonte comportamentale e relazionale di Puoti.

Il desiderio di Puoti appare quello di restare da solo e – semmai – condividere la solitudine con l’amico Maffei: vivere filosofando e giocando alla creazione, riempendo così il vuoto di una vita senza alcuna prospettiva procreativa.

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