LES ADIEUX
con Francesca Ciocchetti
adattamento drammaturgico e regia Benedetto Sicca
testo Arianna Giorgia Bonazzi
progetto animazione 3D: Marco Farace – Insomnia Team Group
scenografia Tommaso Garavini, Flavia Di Nardo
disegno del suono Marco Canali
disegno luci Marco Giusti
costumi Simone Valsecchi
produzione Napoli Teatro Festival Italia – CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia – LUDWIG officina di linguaggi contemporanei








































Lo spettacolo ha debuttato in forma di anteprima nel 2010 al Napoli Teatro Festival in coproduzione con il CSS di Udine l'8 giugno 2010.
Intervista a Bendetto Sicca realizzata da Renzo Francabandera in occasione del Napoli Teatro Festival Teatro San Ferdinando 8 giugno 2010
Les adieux è un libro di Arianna Giorgia Bonazzi, giovanissima scrittrice friulana, edito dalla Fandango, e scoperta alla Scuola Holden da Alessandro Baricco.
Les adieux è la storia di una bambina raccontata con la voce, i toni e la frammentazione della memoria tipica dell’infanzia, che taglia, incolla, sovrappone e cita pezzetti di scoperte e di sentito dire, presi a prestito dagli adulti, dalla televisione e dalla folla che ci circonda.
Les adieux è una storia di una famiglia degli anni ‘80 raccontata attraverso le perdite che si imprimono sulla coscienza di una piccola Alice nel paese delle meraviglie o di una piccola Dorothy del Mago di Oz, che proprio attraverso il linguaggio costruisce il proprio sentiero dai mattoni dorati.
L’idea di messa in scena di Les adieux, nasce dal potenziale evocativo di un testo che parla in modo poetico e crudele di un’ intera generazione di figli affidati ai nonni e ai primi programmi della televisione commerciale, e che con loro hanno imparato a compiere i primi esercizi di fantasia. E’ un testo che attraverso il linguaggio dell’infanzia, mette a nudo la crudeltà dei legami famigliari e il loro potenziale di incomunicabilità.
La struttura della scrittura, basata su una relazione dialettica e complessa tra gli oggetti e la loro capacità di evocare ricordi nella mente della protagonista, per poi trasformarsi e svanire, poneva il problema di trovare una “idea di regia” che non desse il tempo agli oggetti della memoria di comparire in tutta la loro concretezza, ma fosse in grado di materializzarli per il tempo necessario a far si che la memoria li trasformasse in qualcos’altro.
La risposta a questo quesito di regia, è giunta dall’incontro con Marco Farace, e la sua "Insomnia Team", un gruppo che ha sviluppato a livello tecnologico e creativo, l’utilizzo della stereoscopia, e cioè una tecnica di ripresa e di proiezione, che, tramite l’uso di occhialini, è in grado di materializzare qualsiasi oggetto virtuale in modo tridimensionale nello spazio.
E’ quindi nato il progetto di messa in scena, basato sul rapporto tra un’attrice e, appunto, delle immagini stereoscopiche, che avvolgendo interamente la spazio condiviso con il pubblico, rendano quest’ultimo protagonista stesso della memoria e dei pensieri della protagonista, i quali pensieri, per statuto, mutano in continuazione e si fermano su un oggetto solo per trasformarsi nell’oggetto successivo.
Si ritiene che la contaminazione tra il corpo dell’attrice, i suoni e le immagini tridimensionali, possano condurre gli spettatori in un vero e proprio “viaggio” in un altro paese delle meraviglie, nel quale, attraverso le parole dell’autrice, si possano riscoprire frammenti della propria infanzia e dei propri piccoli e grandi addii.